Bisogna fare attenzione a quanto si dichiara in pubblico, alla radio o si scrive sui social network, le parole ancora oggi pesano, soprattutto quando sono offensive o comunque ledono i diritti delle persone. Lo dimostra la “sentenza Associazione Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford” (causa C-507/18) con la quale la Corte di Giustizia ha fatto rientrare nella nozione di «condizioni di accesso all’occupazione e al lavoro» – dettata dall’art. 3, paragrafo 1, lettera a), direttiva quadro 2000/78/CE che vieta discriminazioni nell’accesso all’occupazione – la dichiarazione resa dall’avv. NH, noto penalista, durante l’intervista alla trasmissione radiofonica “La Zanzara”, secondo la quale costui non assumerebbe o mai vorrebbe avvalersi, nel suo studio legale della collaborazione di persone omosessuali, e ciò sebbene non fosse in corso o programmata una procedura di selezione di personale: i giudici di Lussemburgo hanno comunque precisato che deve sussistere un collegamento non ipotetico tra questa dichiarazione e le condizioni di accesso all’occupazione e al lavoro in seno a tale impresa. Altresì, la Corte ha riconosciuto la legittimazione ad agire in giudizio, in assenza di una vittima identificabile, a un’associazione (quale persona giuridica rappresentativa di un interesse collettivo) al fine di far rispettare il divieto di discriminazione in materia di occupazione e condizioni di lavoro anche attraverso una domanda risarcitoria.