Di seguito l’articolo del Dott. Marco Biasi, pubblicato in Il lavoro nella giurisrudenza, n. 1/2021, Ipsoa, Milano.
Lo scritto verte sul ruolo di argine dell’art. 8 Stat. lav. nei riguardi delle pratiche di selezione del persona-le basate su un invasivo screening delle candidature mediante i social media, come pure nei confronti dell’utilizzo a fini disciplinari di comunicazioni virtuali sgradite al datore di lavoro per ragioni estranee al sinallagma contrattuale. L’A. evidenzia come la disposizione in parola, ancora prima di emergersi a ba-luardo della libertà di espressione o della riservatezza del lavoratore, funga da puntello della natura con-trattuale del rapporto di lavoro, la quale rischierebbe altrimenti, per effetto dell’emersione delle nuove tecnologie e del contestuale affievolimento dei limiti all’esercizio dei poteri datoriali (in primis, di control-lo), di essere rimessa oggi in discussione.
The essay draws the attention to article 8 of the Workers’ Statute, which identifies the professional atti-tude as the limit for the relevance of private conducts on the employment relationship, thus curbing the personnel selection practices based on an invasive virtual scrutiny, as well as the exercise of the disci-plinary power by the employers for work-unrelated expressions of the employees on the social media. More broadly, the A. argues that article 8 of the Workers’ Statute, more than simply safeguarding the freedom of expression or the privacy of the employees, stands as a guarantee of the contractual nature of the employment relationship, which would be otherwise in jeopardy, as an effect of both the highly de-veloped technologies and the statutory expansion of employer monitoring power.
Lo scritto verte sul ruolo di argine dell’art. 8 Stat. lav. nei riguardi delle pratiche di selezione del persona-le basate su un invasivo screening delle candidature mediante i social media, come pure nei confronti dell’utilizzo a fini disciplinari di comunicazioni virtuali sgradite al datore di lavoro per ragioni estranee al sinallagma contrattuale. L’A. evidenzia come la disposizione in parola, ancora prima di emergersi a ba-luardo della libertà di espressione o della riservatezza del lavoratore, funga da puntello della natura con-trattuale del rapporto di lavoro, la quale rischierebbe altrimenti, per effetto dell’emersione delle nuove tecnologie e del contestuale affievolimento dei limiti all’esercizio dei poteri datoriali (in primis, di control-lo), di essere rimessa oggi in discussione.
The essay draws the attention to article 8 of the Workers’ Statute, which identifies the professional atti-tude as the limit for the relevance of private conducts on the employment relationship, thus curbing the personnel selection practices based on an invasive virtual scrutiny, as well as the exercise of the disci-plinary power by the employers for work-unrelated expressions of the employees on the social media. More broadly, the A. argues that article 8 of the Workers’ Statute, more than simply safeguarding the freedom of expression or the privacy of the employees, stands as a guarantee of the contractual nature of the employment relationship, which would be otherwise in jeopardy, as an effect of both the highly de-veloped technologies and the statutory expansion of employer monitoring power.