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Il dipendente svolge anche attività di commercialista? Deve iscriversi alla gestione separata INPS
I dottori commercialisti iscritti ad altre forme di previdenza obbligatorie, i quali, non avendo raggiunto la soglia reddituale che rende obbligatoria l’ iscrizione alla Cassa del dottori commercialisti, alla stessa versino esclusivamente un contributo integrativo di carattere solidaristico, in quanto iscritti all’albo professionale, cui non segue la costituzione di alcuna posizione previdenziale a loro beneficio,
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In caso di ferie non godute, al dirigente medico spetta l’indennità sostitutiva
Il correlato mancato versamento di un’indennità finanziaria per le ferie annuali non godute al momento della cessazione del rapporto di lavoro si pone in contrasto rispettivamente, l’art. 7 della direttiva 2003/88, oltre che con l’art. 36 Cost. (Cass. civ., sez. Lav., 2/7/2020, n. 13613).
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Indennità di accompagnamento: da riconoscere anche se il modulo INPS non è compilato correttamente
Al fine di integrare il requisito della previa presentazione della domanda amministrativa, di cui all’art. 443 c.p.c., non è necessaria la formalistica compilazione dei moduli predisposti dall’INPS o l’uso di formule sacramentali, essendo sufficiente che la domanda consenta di individuare la prestazione richiesta affinché la procedura, anche amministrativa, si svolga regolarmente; ne consegue che non
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Diritto alle ferie annuali retribuite: non subordinabile all’obbligo di aver effettivamente lavorato
Un lavoratore che sia stato illegittimamente licenziato e successivamente reintegrato nel suo posto di lavoro a seguito di una sentenza, conformemente al diritto nazionale, ha diritto alle ferie annuali retribuite per il periodo compreso tra la data del licenziamento e quella della reintegrazione nel posto di lavoro? Partendo da due casi, uno bulgaro e l’altro
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Sanzioni amministrative irrogate dall’INL: non si applica il beneficio di escussione
Il Tribunale di Pavia con la sentenza n. 87 del 27 maggio 2020 esclude che il creditore sociale debba escutere il patrimonio sociale, a richiesta del trasgressore, in caso di cartelle di pagamento contenenti importi a titolo di sanzioni amministrative, poiché la solidarietà funzionale della società è speciale rispetto a quella prevista dall’art. 2304 c.c.
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Non c’è mobbing se le contestazioni al dipendente non sono pretestuose
Al fine della sussistenza della fattispecie di mobbing, occorre la dimostrazione di un comportamento, posto in essere ai danni del lavoratore dai superiori gerarchici, intenzionalmente ed ingiustificatamente ostile, avente le caratteristiche oggettive della prevaricazione e della vessatorietà, connotato da plurime condotte emulative e pretestuose, irrilevanti essendo al tal fine le mere posizioni divergenti e/o conflittuali
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Falsa attestazione presenza del dipendente pubblico: il licenziamento disciplinare non è automatico
Con la sentenza n. 123 del 2020 la Corte costituzionale ha dichiarato l’inammissibilità, in riferimento agli artt. 3, comma 1, 4, comma 1, 24, comma 1, 35, comma 1, e 117, comma 1, Cost., quest’ultimo in relazione all’art. 24 della Carta sociale europea, della questione di legittimità costituzionale dell’art. 55-quater, comma 1, lett. a), del
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Legittimo ricorrere all’investigatore privato per scoprire la falsa malattia del dipendente
Le disposizioni dell’art. 5 della legge 20 maggio 1970, n. 300, in materia di divieto di accertamenti da parte del datore di lavoro sulle infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente e sulla facoltà dello stesso datore di lavoro di effettuare il controllo delle assenze per infermità solo attraverso i servizi ispettivi degli istituti
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Non c’è discriminazione se la lavoratrice non fornisce elementi precisi e concordanti
Ai sensi dell’art. 40 del d. lgs. n. 198 del 2006 è posto a carico del soggetto convenuto, in linea con quanto disposto dall’art. 19 della Direttiva CE n. 2006/54 (come interpretato da Corte di Giustizia Ue 21 luglio 2011, C-104/10), l’onere di fornire la prova dell’inesistenza della discriminazione, ma ciò solo dopo che il
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Scoperto con due pennelli aziendali nello zaino? Va licenziato
È legittimo il licenziamento comminato al dipendente nella cui borsa, al termine del turno, sono stati ritrovati due pennelli di provenienza aziendale; trattasi, invero, di condotta idonea a ledere il vincolo fiduciario, inteso come possibilità di affidamento del datore nell’esatto adempimento delle prestazioni future, a fronte della quale alcuna rilevanza può essere attribuita all’esiguo valore
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